Meta contro SIAE: uno scontro che fa male a tutti! Cosa sta succedendo?
Meta non rinnova l'intesa con SIAE e spariscono tutti i brani musicali italiani dalla libreria di Instagram e Facebook. Una lotta tra due società ''altezzose'' che non può che fare male soprattutto agli utenti e a chi lavora con i social. Ma cosa sta accadendo?
di Bruno Mucciarelli pubblicata il 17 Marzo 2023, alle 11:48 nel canale Audio VideoMeta
Meta e SIAE non hanno trovato un accordo e questo significa che su Instagram e su Facebook non troveremo più musica italiana. E sappiate che tutto questo è già stato messo in pratica dagli sviluppatori di Mark Zuckerberg che hanno eliminato dalla libreria dei social tutti o quasi i brani italiani tutelati dalla società guidata da Mogol oltre anche a moltissimi altri brani stranieri in voga al momento, di cui però non se ne capisce il motivo.
Sembra dunque che per l'Italia, unico paese al mondo a non avere più una libreria di musica sui social al pari degli altri paesi, ci si dovrà accontentare di artisti emergenti non ancora sotto SIAE o di alcune canzoni i cui diritti sono gestiti da Lea (Liberi editori e autori) associazione italiana derivante da Soundreef, la concorrente di SIAE. Ma sono davvero pochi brani e di musiche sicuramente non in trend che non colpiranno gli utenti che guarderanno le stories su Instagram. Oltretutto eliminando la libreria tutti i reel e i contenuti che sono stati postati anche mesi fa sono diventati automaticamente muti e per chi con questi contenuti ci lavora e ci guadagna di certo non è una cosa da poco.
Cerchiamo però di fare chiarezza sulla questione Meta e SIAE e di capire perché non hanno trovato un accordo, chi è SIAE e cosa vuole da Meta. E cerchiamo anche di capire perché tutta questa battaglia tra due aziende sicuramente ''altezzose'' non può che fare male agli utenti che finora sono stati ''utilizzati'' proprio da Meta e SIAE.
Meta contro SIAE, SIAE contro Meta: cosa è successo?
Tutto è avvenuto nella giornata di ieri, 16 marzo 2023, quando da ambo le parti, Meta e SIAE, è giunta la comunicazione sull'impossibilità a trovare un accordo per il rinnovo delle licenze che in questo caso, come sottolineato dal colosso di Menlo Park, è avvenuto solo in Italia rispetto a tutti i paesi del mondo.
Da una parte Meta spiega come “Purtroppo non siamo riusciti a rinnovare il nostro accordo di licenza con Siae. La tutela dei diritti d’autore di compositori e artisti è per noi una priorità assoluta e per questo motivo, a partire da oggi, avvieremo la procedura per rimuovere i brani del repertorio Siae all’interno della nostra libreria musicale”.
A questo controbatte la SIAE con il suo comunicato: ”La decisione unilaterale di Meta di escludere il repertorio Siae dalla propria library lascia sconcertati gli autori ed editori italiani. A Siae viene richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio. Tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti. Colpisce questa decisione, considerata la negoziazione in corso, e comunque la piena disponibilità di Siae a sottoscrivere a condizioni trasparenti la licenza per il corretto utilizzo dei contenuti tutelati. Tale apertura è dimostrata dal fatto che Siae ha continuato a cercare un accordo con Meta in buona fede, nonostante la piattaforma sia priva di una licenza a partire dal 1 gennaio 2023. Siae non accetterà imposizioni da un soggetto che sfrutta la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell’industria creativa italiana''.
In questo caso sappiate che le licenze della società erano scadute il primo gennaio 2023 e già prima di allora erano in corso le contrattazioni, che però hanno portato a un nulla di fatto, perché per SIAE, Meta, avrebbe sfruttato la sua posizione per risparmiare a danno degli autori italiani. Una situazione non facile soprattutto perché da entrambe le parti ci sono due aziende ''altezzose'' che puntano i piedi l'una contro l'altra e che possono fare male non tanto a se stesse ma piuttosto agli utenti che fino ad oggi hanno utilizzato ''il sistema'' creato appunto per loro.
L'affondo di Mogol, a capo di SIAE, sembra essere ancora più duro dell'assenza di un vero e proprio accordo. In questo caso infatti l'artista italiano ha voluto ribadire come "Queste piattaforme guadagnano miliardi e sono restie a pagare qualcosa. Gli autori vivono grazie ai diritti d’autore e la nostra è una battaglia giusta che facciamo di difesa degli autori. E’ una battaglia sacra che abbiamo portato anche in Parlamento, ma da 7-8 mesi è tutto fermo ai decreti attuativi: se la situazione non si sblocca è una battaglia che abbiamo perso”.
Le preoccupazioni di chi lavora con i social e non solo
Il mancato accordo tra Meta e SIAE non è cosa da poco. Se ci sono utenti che quotidianamente propongono stories su Instagram o Facebook per divertimento aggiungendo musica tanto per porre una colonna sonora divertente all'avvenimento condiviso, ci sono però professionisti che con contenuti creati ad hoc, studiati nella storyboard, utilizzando materiali e strumenti specifici ci guadagnano lo stipendio e per loro di certo non poter usare musica in trend o comunque non avere libertà di scelta può creare seri problemi.
E su questo aspetto c'è forte preoccupazione anche da parte delle varie associazioni come l'Anitec-Assinform che ribadisce come proprio queste piattaforme digitali siano assolutamente parte integrante del sistema economico dell'Italia e che proprio da questi contenuti su Instagram e Facebook, derivano investimenti reali che portano alla creazione di valore per i cittadini e per le imprese. Negli ultimi anni ormai i social come il digitale è divenuto una risorsa importantissima che ha creato strutture operative in Italia tali da generare una parte consistente del valore della nostra economia permettendo di far emergere talenti ma anche di poter disporre di prodotti unici che molto spesso non sono presenti in altri paesi.
E l'idea di non poter usare brani di musica italiana sui social non è solo una preoccupazione per chi quei contenuti li crea ma anche per gli artisti che realizzano i brani musicali spesso pensati anche per i contenuti social. Sì, perché è inevitabile che ad oggi moltissimi artisti riescono a diffondere un proprio contenuto soggetto a diritti d'autore più sulle piattaforme digitali social che direttamente con la vendita diretta o in streaming. Sui social l'artista può permettersi di coprire un pubblico decisamente più vasto e diversificato dando dunque alle piattaforme una grande responsabilità.
Meta ha già eliminato tutti i brani italiani e non solo
Intanto alle prime ore di oggi, 17 marzo 2023, le librerie musicali di Instagram in Italia sono già vuote. Nemmeno il tempo di capire cosa è successo che da parte di Meta c'è stata l'eliminazione dei brani italiani e non solo. Sì, perché a sorpresa su Instagram non è possibile trovare più i brani di cantautori italiani ma anche musiche internazionali in trend che Meta ha deciso di mettere da parte solo nel nostro paese. Ed è senza dubbio una doccia fredda alla già gelata situazione del mancato accordo tra SIAE e Meta.
Il motivo dell'eliminazione dei brani non italiani è assolutamente ignoto ma sembra più una presa di posizione da parte di Meta ben più ampia di quella attesa quasi a voler gettare ancora più scredito sull'imposizione della SIAE nel non accettare le condizioni del colosso di Menlo Park. L'idea che si siamo fatti è quella di un possibile errore nell'eliminazione dei brani italiani che abbia portato a Meta ad eliminare anche quelli internazionali oppure una vera e propria presa di posizione da parte di Mark Zuckerberg che in qualche modo vuole poi sfruttare nelle prossime ore o giorni per una possibile trattativa con SIAE. Palese che con queste ''povere'' librerie la situazione su Instagram per i creator diventa assolutamente insostenibile e un fatto da ''prima pagina'' può divenire un caso ben più importante.
A questo punto il misfatto sembra divenuto più una questione di principio tra Meta e SIAE che un vero interesse per gli utenti che chiaramente già ci stanno rimettendo. C'è di certo una questione economica dietro al mancato accordo tra le due aziende: da una parte SIAE vuole ''difendere'' gli interessi dei suoi artisti ma dall'altra parte c'è Meta che non vuole ''spifferare'' a nessuno, tanto meno all'Italia, i suoi profitti generati dall'uso delle opere italiane. Lo scontro è proprio su questo e se SIAE vuole far valere la Direttiva Europea che prevede appunto il fornire numeri aggiornati sullo sfruttamento dell'opera, compresi il capitale generato e il compenso dovuto, di fatto Meta vuole accordarsi in modo forfettario. Con Spotify si segue la Direttiva Europea e SIAE ha accordi che permettono di regolare il contratto proprio in base ai numeri che i brani musicali generano con l'ascolto.
E allora cosa vuole Meta? L'azienda di Mark Zuckerberg vuole avere in mano la situazione e vuole portare a casa un accordo ''forfettario'' ossia chiedere a SIAE un ''tot'' che non provenga però da numeri reali che non vuole mettere sul tavolo per nessun motivo. Da qui l'idea di SIAE di ''sparare in alto'' e di chiedere a Meta un economico tale da far spazientire Zuckerberg che ha così deciso di abbandonare il tavolo della trattativa, di eliminare i brani su Instagram e soprattutto di esporsi pubblicamente cercando di buttare ancora più scredito alla SIAE, che già non viene vista così bene da molti e da tempo.
Chi l'avrà vinta? Non è facile saperlo ma di certo è palese che ci saranno sviluppi sulla questione già arrivata anche in zona politica dove in tanti hanno ''messo bocca'' indirizzando SIAE e Meta a rimettersi a lavoro per trovare un accordo che sia bilaterale.
Meta dalla sua sembra aver in mano il coltello dalla parte del manico con la possibilità di far pesare a SIAE l'eliminazione dell'intero catalogo sui social (anche quello non italiano) e che di fatto crea un insormontabile problema a tutti gli imprenditori che ad oggi non possono più lavorare con i social o lo possono fare ma in modo decisamente più limitato e di poco spessore. SIAE chiaramente farà valere il suo peso anche se per una volta potrebbe dover dire sì, mettendo la coda tra le gambe.
22 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoOggi questo modus operandi è a danni dell'odiata Siae.
Domani chi ci rimetterà le penne'?
Perciò credo che la Siae, per quanto sia una vera e propria piaga, faccia bene a puntare i piedi per terra.
Non per lei (sarei contento se sparisse domani) ma per quello che una battaglia del genere può rappresentare rispetto a colossi come Meta, che non si fermano davanti a nulla.
siae perde soldi e meta perde contenuti
Non che quell'altro sia tanto meglio eh
Certo che fa un po' ridere Mogol quando parla di "Gli autori vivono grazie ai diritti d’autore e la nostra è una battaglia giusta che facciamo di difesa degli autori. "
Quando la SIAE è l'organismo che "toglie ai poveri per dare ai ricchi"
inoltre adesso le case discografiche e i cantanti che hanno impostato qualcosa su instagram si trovano i contenuti mutati...
Meta è insopportabile, ma la SIAE è ben peggio.
i tempi
A prescindere dagli importi in ballo che non sono noti, il problema è tutto italiano.Noi siamo abituati alle deleghe e ad attendere per anni il rinnovo di un contratto dopo la sua scadenza. Il resto del mondo giustamente la pensa in modo diverso.
Il contratto andava disdetto o rinnovato "prima" della scadenza. Che la SIAE sia un carrozzone politicizzato che impiega 2 anni a decidere qualcosa... non è un problema di Meta che secondo me ha fatto bene ad agire.
Specifico... ha fatto bene in mancanza di un contratto o della sua disdetta.
Se gli importi offerti erano irrisori o il modello proposto era inaccettabile... era la SIAE a dover chiudere le trattative e dirlo in anticipo.
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