Eliot: la proposta BTicino consumer per casa connessa e IoT
BTicino ha creato un marchio tutto nuovo che andrà a identificare i nuovi prodotti: Eliot. Un quasi-acronimo, che nasce dalle prime due lettere di Elettricità e l'acronimo di Internet of Things
di Roberto Colombo pubblicata il 02 Ottobre 2015, alle 16:01 nel canale CasaBTicino
Internet of Things è la parola che oggi sta progressivamente prendendo il posto del vecchio termine 'domotica', includendo il concetto della casa controllabile da remoto o via wireless nel più grande universo degli oggetti connessi. L'internet delle Cose è una rivoluzione che in pochi anni arriverà a muovere un mercato quantificato in 10.000 miliardi di dollari. La parte dedicata alla casa sarà 200-350 miliardi di dollari, non la preponderante, ma certamente quella che avrà un impatto più diretto e tangibile sulle nostre vite quotidiane. Come vi abbiamo già raccontato qualche mese fa, BTicino, azienda italiana del gruppo francese Legrand, crede molto nel settore e sta lavorando da diversi anni per creare un ecosistema di prodotti per semplificare la vita casalinga di tutti i giorni grazie alla potenzialità degli oggetti connessi.
Ieri, in una conferenza stampa, BTicino ha annunciato un interessante cambio di rotta: nel nostro articolo in occasione della visita negli stabilimenti produttivi vi avevamo riportato di una strategia indirizzata soprattutto agli installatori e più nello specifico al mercato delle nuove installazioni o delle ristrutturazioni profonde, con sistemi studiati per essere integrati nella casa già nelle fasi progettuali. Di fronte un mercato sostanzialmente stabile (500.000 sono stimabili le nuove abitazioni o li ristrutturazioni profonde) c'è però un mercato molto più ampio che riguarda le ristrutturazioni più leggere e gli upgrade graduali delle dotazioni tecnologiche casalinghe, che interessa una bacino di ben 30 milioni di abitazioni.
Le nuove proposte BTicino saranno quindi indirizzate maggiormente all'utente finale, anche con modalità di installazione alla portata di tutti, senza dover per forza ricorrere al supporto dell'installatore specializzato. Per dimostrare quanto crede nel mondo dell'IoT BTicino ha creato un marchio tutto nuovo che andrà a identificare i nuovi prodotti: Eliot. Un quasi-acronimo, che nasce dalle prime due lettere di Elettricità e l'acronimo di Internet of Things. Una nuova classe di prodotti, alcuni già sul mercato, altri in arrivo, che rappresenta l'ossatura consumer della casa connessa BTicino. Tra essi troviamo il Videocitofono Classe 300 con cui è possibile interagire da remoto, via smartphone e tablet, con chi suona al portone, scoprendo in tempo reale chi ci ha cercato e rispondendo anche se ci si trova al momento fuori casa. Il prodotto è pensato per essere il sostituto del videocitofono normale, con una procedura di installazione semplificata, che adotta le stesse connessioni del videocitofono normale. Le funzioni 'smart' si appoggiano poi alla rete Wi-Fi di casa e a un servizio cloud che permette di far dialogare tramite internet il citofono con il terminale dell'utente.
Anche il salvavita può diventare connesso con Salvavita Stop&Go: dialogando con la rete è capace di inviare notifiche quando scatta e salvare, ad esempio, dalla sorpresa di trovare tutti i cibi in frigo andati a male quando si fa la brutta scoperta di trovare il salvavita saltato per un temporale mentre si era via in vacanza. Se il problema è stato temporaneo è possibile anche provare a riattivare il contatto da remoto, risolvendo in un click il problema, anche se ci si trova fuori casa. In questo caso dobbiamo approfondire come faccia a funzionare il sistema quando va via la corrente: il salvavita, come altri degli oggetti connessi, è dotato di batteria di backup, ma è necessario capire se sia necessario anche un gruppo di continuità in casa per non far spegnere la rete nel caso in cui salti il salvavita. Torneremo prossimamente in caso sull'argomento.
Sulla scia di Nest non poteva mancare un Cronotermostato Connesso che consente la gestione dell’impianto termico tramite app, semplificando la programmazione delle accensioni e degli spegnimenti. Utile per la prima casa, potrebbe essere ancora più utile per gestire in anticipo la temperatura della seconda casa in montagna. È sul pezzo anche il sistema multi-room di componenti audio hi-fi NuVo, che permette di gestire la musica all’interno della casa attraverso una app, attingendola sia dalle librerie salvate su dispositivi mobili o fissi, sia dai servizi streaming come Spotify o Deezer.
Al momento c'è grande attenzione a livello globale al tema della sicurezza e della videosorveglianza: anche BTicino è della partita con telecamera connessa con sensore di movimento, che adottando il formato delle placche da muro può trovare facilmente spazio laddove ci starebbe un semplice interruttore, essendo anch'essa quindi facilmente utilizzabile come Plug&Play e utilizzando la rete Wi-Fi di casa per l'invio dei dati. Fanno invece leva su un hub e sulla tecnologia ZigBee il sistema di visualizzazione dei consumi energetici (con prese intelligenti che misurano in tempo reale il carico) e quello di gestione dell'illuminazione, delle tende e delle tapparelle. In questo caso i sistemi dialogano con il meno vorace di energia e meno costoso (a livello di chip) protocollo ZigBee, demandando all'hub unificato il compito di trasmettere e ricevere dati tramite la rete wireless di casa.
Sono due i pilastri su cui BTicino vuole fondare il sistema Eliot: da un lato la semplicità d'uso e di installazione da parte dell'utente finale, dall'altro l'affidabilità di un produttore che opera da molti anni nel settore della gestione dell'elettricità con prodotti che hanno la durabilità tra le caratteristiche principali. Sarà interessante vedere quali saranno i risultati di mercato di BTicino nel mondo dell'Internet of Things, andando ad analizzare se le persone decideranno di affidarsi allo storico produttore degli interruttori che da tempo hanno in casa o se l'aura innovativa delle più recenti start up o dei marchi dell'elettronica di consumo avrà la meglio.
13 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoQuindi nessun "altro sistema di domotica connessa ad internet".
Eliot (nome geniale) è l'evoluzione/integrazione di MyHome.
Ciao
ps: che tra l'altro data la diffusione ad ora del v6 per ora la 'i' sta sulla carta. poi non discuto sul fatto che la questione abbia spunti di interesse reali. futuri.
Secondo me prima di parlare di frighi e contatori connessi in rete farei un passo indietro e comincierei con lo sviluppare un protocollo di comunicazione locale open-source, senza diritti, supportato da tutti e non solo dai grandi marchi, sfruttando i cablaggi attuali (2 fili per la trasmissione dati per chi possiede già domotica a bus e 4/6/8 fili per chi si sta costruendo casa adesso e porta una presa di rete ad ogni punto implementando anche alimentazione ed eventualmente altre opzioni) e solo dopo pensare a sviluppare qualcosa di concretamente valido e sicuro per essere utilizzato via internet.
Io devo ancora capire da dove nasce l'esigenza di connettere ad internet arredi quali il divano, l'asse da stiro, o la cassetta dello sciacquone.
Domani attacco fase e neutro al doppino del tel, per vedere se riesco ad interfacciare ad internet la linea elettrica di casa...
Marco 182 ha evidenziato uno dei problemi classici.
Specialmente per compagnie abituate a non doversi curare di problemi di sicurezza del sistema (la domotica via cavo è un sistema chiuso quindi anche se i firmware/protocolli fanno schifo al cane non è un problema).
Stessa storia di quei geni del male di Crysler con quell'auto hackerabile da remoto. Finchè l'auto non è connessa a nulla OK (parliamone), ma se connetti ad internet TUTTO anche sterzo e freni perchè sei una capra poi te le vai a cercare.
Se si aspettano che la gente comune sfondi i muri in massa per ricablare la casa per connettere telecamere e frigo (o anche solo cambiare il citofono) stanno freschi.
Quelli che fanno la casa nuova e hanno un qualsiasi voce in capitolo da poter dire i cablaggi sono e sono sempre stati una minoranza. Il grosso della gente compra case già fatte e complete, o sta in affitto, o vive nella casa dei suoi avi.
La domotica via cavo è ed è sempre stata e sempre rimarrà di nicchia. E probabilmente diventerà ancora più di nicchia in futuro.
Il protocollo wireless multipiatta più comune è il Z-wave https://en.wikipedia.org/wiki/Z-Wave
Che non è totalmente open, ma è standard e ci sono implementazioni open.
Ma comunque permette a dispositivi da 300+ produttori diversi di funzionare insieme.
Oltre che prodotti commerciali già fatti, ci sono framework open e un addon hardware (antenne per il Zwave) per il raspberry, per farlo diventare la centralina del sistema.
dato che l'iot e' sbandierato (a livello di marketing) come il 'collegare tuttissimamente tutto alla rete'
e che inoltre la 'spinta' alla migrazione all'ipv6 e' basata anche (anche) sulle necessita' future degli apparati 'iot', le due 'sigle' sono facilmente associalbili (anche a livello di marketing)
calando il tutto nella realta' italiana la situazione e' piuttosto embrionale, e la parolina magica iot e' piu' etichetta che altrove. io almeno la considero cosi', che poi si possa 'fare' lo stesso o meno.
...semplicità di uso...affidabilità...e LA SICUREZZA?!!?
Quotone per marco_182!Fin tanto che si continua ad utilizzare piattaforme, SO e standard non ingegnerizzati per proteggere sicurezza e privacy "by design", si tratta di poter essere "monitorati", seguiti e spiati con una facilità sconcertante!
E rimane la domanda : quale è il vantaggio per l'utente finale ad utilizzare un prodotto/servizio del quale un terzo possa conoscere elementi e caratteristiche che non producono valore aggiunto per lui?!
Mah, se tutta sta roba si connette usando il router di casa/azienda l'ipv6 serve a poco.
Cioè, il router fa il NAT quindi tutti i dispositivi connessi ad esso sull'interwebz appaiono con l'IP del router, non con l'IP locale. (poi c'è anche l'ISP che fa lo stesso giochino con la gente che si connette ad internet passando dalla loro infrastruttura)
Anche assumendo un ipv4 classe C (credo sia la C) che è il più scarso, tipo 192.168.1.XXX (XXX= numero da 0 a 255) hai tipo 250 IP locali da assegnare ad altrettanti dispositivi locali.
Cioè se a casa di qualcuno ci sono 200+ IoT è uno che sta male, ma male male male eh.
Per non parlare del max di una ipv4 che sono tipo 16 milioni di IP locali (indirizzi 192.XXX.XXX.XXX).
Secondo me l'ipv6 ha senso solo per i gestori di reti diffuse di IoT dove magari hai mille milioni di ciappini sparsi in una città o cose così.
Ma in genere non ho mai compreso appieno la forte necessità di ipv6 a parte per chi ha una presenza DIRETTA su internet, tipo un sito web o un servizio o chessò. Lì c'è possibilità di finire gli indirizzi se ognuno ha il suo.
poi si puo' discutere sul fatto che il v6 ora come ora possa non servire, ma certamente meno degli elettrodomestici 'intelligenti' (ma che, anche legittimamente, le aziende stanno abbracciando come nuova frontiera del marketing)
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