Spotify contro la 'Apple Tax': denunciata Apple alla Commissione Europea

Spotify contro la 'Apple Tax': denunciata Apple alla Commissione Europea

La società ha depositato una denuncia nei confronti di Apple in cui si dichiara parte lesa per via della Apple Tax applicata su tutti gli acquisti e abbonamenti avvenuti su App Store

di pubblicata il , alle 11:41 nel canale Audio Video
SpotifyApple
 

Spotify ha deciso di attuare una manovra aggressiva nei confronti di Apple, e ha annunciato di aver depositato una denuncia all'Antitrust nei confronti dell'azienda di Cupertino con l'Unione Europea. Nel testo si legge che il produttore degli iPhone danneggia la possibilità di scelta del consumatore e rallenta l'innovazione attraverso le regole introdotte su App Store.

Il CEO di Spotify Daniel Ek è sceso in campo dichiarandosi particolarmente infastidito dalla "tassa" del 30% che Apple applica su qualsiasi acquisto compiuto sullo store proprietario. Si tratta di un balzello che gli sviluppatori devono pagare non solo con la vendita delle app, ma anche per gli abbonamenti effettuati attraverso App Store. Una "tassa", questo il termine usato da Ek, che sembra progettata proprio per mettere i bastoni fra le ruote ai servizi di streaming che competono direttamente con Apple Music.

Secondo Ek, inoltre, con queste regole i servizi di terze parti avranno bisogno di "gonfiare artificialmente" i prezzi a livelli ben superiori rispetto a quelli del corrispettivo di Apple. Mentre, se si decide di non pagare, Apple potrebbe applicare una serie di restrizioni in grado di limitare notevolmente l'esperienza dell'utente. Il CEO di Spotify ha ricordato che di fatto Apple compie delle limitazioni volontarie sui servizi altrui, ad esempio tagliandoli fuori da servizi proprietari come Siri, HomePod, e anche su Apple Watch.

Spotify si dichiara esasperata dalla situazione e oltre la denuncia alla Commissione Europea ha pubblicato una campagna stampa in cui spiega tutte le tappe che l'hanno costretta ad adottare il pugno duro. La mossa di Spotify ricorda piuttosto da vicino quella di Elizabeth Warren contro le "grosse compagnie tecnologiche", criticandole per motivi simili in confronto a quelli usati da Spotify per lanciare la denuncia contro Apple: in sostanza Apple opera in un mercato all'interno del quale può dettare le leggi ai concorrenti diretti traendone benefici alle spese degli stessi concorrenti.

Quella di Spotify è la prima denuncia alla Commissione Europea nei confronti dell'App Store di Apple, tuttavia parecchie compagnie che in passato si sono lamentate per gli stessi motivi potrebbero presto unirsi, scagliandosi contro la "Apple tax". Non è chiaro ad oggi quanto distante possa andare la mossa di Spotify, tuttavia la Commissione Europea si è mostrata spesso molto pesante per le decisioni legate all'antitrust, e lo sa bene Google che ha ricevuto una multa di 2,4 miliardi di euro nel 2017, e di 4,3 miliardi nel 2018.

Secondo il Wall Street Journal la Commissione Europea ha già iniziato a valutare il caso con le "procedure standard".

22 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - info
dwfgerw15 Marzo 2019, 12:03 #1
Risposta ufficiale ben dettagliata a queste accuse da parte di Apple Italia, che secondo me, per dovere di cronaca, andrebbe riprotato.. Spotify è tuttaltro che una santarella..

Crediamo che la tecnologia raggiunga il suo vero potenziale quando la infondiamo con la creatività e l’ingegno umano. Fin dai nostri primi giorni, abbiamo costruito i nostri dispositivi, software e servizi per aiutare artisti, musicisti, creatori e visionari a fare ciò che sanno fare meglio.

Sedici anni fa, abbiamo lanciato iTunes Store con l’idea che ci dovrebbe essere un luogo affidabile in cui gli utenti scoprono e acquistano musica eccezionale e ogni creatore è trattato in modo equo. Il risultato ha rivoluzionato l’industria musicale, e il nostro amore per la musica e le persone che lo fanno sono profondamente radicati in Apple.

Undici anni fa, l’App Store ha portato la stessa passione per la creatività alle app mobile. Nel decennio successivo, l’App Store ha contribuito a creare milioni di posti di lavoro, generato oltre 120 miliardi di dollari per gli sviluppatori e creato nuovi settori attraverso le attività avviate e sviluppate interamente nell’ecosistema di App Store.

Essenzialmente, l’App Store è una piattaforma sicura e sicura in cui gli utenti possono avere fiducia nelle app che scoprono e nelle transazioni che effettuano. E gli sviluppatori, dagli ingegneri alle prime armi alle aziende più grandi, possono stare tranquilli che tutti stanno giocando secondo lo stesso insieme di regole.

Ecco come dovrebbe essere. Vogliamo che crescano altre aziende di app, comprese quelle che competono con alcuni aspetti della nostra attività, perché ci spingono a migliorare.
Ciò che Spotify sta richiedendo è qualcosa di molto diverso. Dopo aver utilizzato l’App Store per anni per far crescere in modo esponenziale la propria attività, Spotify cerca di mantenere tutti i vantaggi dell’ecosistema di App Store – inclusi i notevoli guadagni che attingono dai clienti dell’App Store – senza apportare alcun contributo a quel mercato. Allo stesso tempo, distribuiscono la musica che ami apportando contributi sempre più piccoli agli artisti, ai musicisti e ai cantautori che la creano, arrivando persino a portare questi autori in tribunale.

Spotify ha tutto il diritto di determinare il proprio modello di business, ma sentiamo l’obbligo di rispondere quando Spotify mette le sue motivazioni finanziarie nella retorica fuorviante su chi siamo, cosa abbiamo costruito e cosa facciamo per supportare sviluppatori indipendenti, musicisti, cantautori e creatori di tutte le strisce.
Quindi vogliamo affrontare alcuni punti chiave:

Spotify afferma che stiamo bloccando il loro accesso a prodotti e aggiornamenti alla loro app.
chiariamo subito questo. Abbiamo approvato e distribuito circa 200 aggiornamenti di app per conto di Spotify, ottenendo oltre 300 milioni di copie scaricate dell’app Spotify. L’unica volta che abbiamo richiesto le modifiche è quando Spotify ha cercato di aggirare le stesse regole seguite da ogni altra app.
Abbiamo lavorato frequentemente con Spotify per aiutarli a portare il loro servizio su più dispositivi e piattaforme:

Quando abbiamo contattato Spotify a proposito del supporto di Siri e AirPlay 2 in diverse occasioni, ci hanno detto che ci stanno lavorando e siamo pronti ad aiutarli dove possiamo.
Spotify è profondamente integrato in piattaforme come CarPlay e ha accesso agli stessi strumenti di sviluppo dell’app e alle risorse di qualsiasi altro sviluppatore.
Abbiamo trovato le affermazioni di Spotify su Apple Watch particolarmente sorprendenti. Quando Spotify ha presentato l’app Apple Watch nel settembre 2018, l’abbiamo esaminata e approvata con lo stesso processo e la stessa velocità con cui avremmo ricevuto qualsiasi altra app. In effetti, l’app Spotify Watch è attualmente l’app numero 1 nella categoria Guarda musica.
Spotify è libero di creare app per – e competere – i nostri prodotti e piattaforme, e speriamo che lo facciano.

Spotify vuole tutti i vantaggi di un’app gratuita senza essere libero.
Un pieno 84 percento delle app in App Store non paga nulla ad Apple quando scarichi o usi l’app. Questa non è discriminazione, come afferma Spotify; è di design:
Le app a te gratuite non vengono addebitate da Apple.
Le app che generano entrate esclusivamente attraverso la pubblicità, ad esempio alcuni dei tuoi giochi gratuiti preferiti, non vengono addebitate da Apple.
Le transazioni commerciali delle app in cui gli utenti si iscrivono o acquistano beni digitali al di fuori dell’applicazione non vengono addebitate da Apple.
Le app che vendono beni fisici, tra cui il servizio di guida e di consegna cibo, per citarne alcuni, non sono fatturate da Apple.

L’unico contributo che Apple richiede è per beni e servizi digitali acquistati all’interno dell’app utilizzando il nostro sistema di acquisto in-app sicuro. Come sottolinea Spotify, quella quota di compartecipazione alle entrate è del 30 percento per il primo anno di un abbonamento annuale, ma ha omesso che scende al 15 percento negli anni successivi.
Questa non è l’unica informazione che Spotify ha lasciato su come funziona la loro attività:
La maggior parte dei clienti utilizza il proprio prodotto gratuito, supportato dalla pubblicità, che non fornisce alcun contributo all’App Store.
Una parte significativa dei clienti di Spotify proviene da partnership con operatori di telefonia mobile. Ciò non genera alcun contributo all’App Store, ma richiede a Spotify il pagamento di una simile commissione di distribuzione a rivenditori e operatori.
Anche ora, solo una piccola parte dei loro abbonamenti rientra nel modello di condivisione delle entrate di Apple. Spotify chiede che il numero sia zero.

Parliamoci chiaro di cosa significa. Apple collega Spotify ai nostri utenti. Forniamo la piattaforma con cui gli utenti scaricano e aggiornano la loro app. Condividiamo strumenti di sviluppo software critici per supportare la creazione di app di Spotify. E abbiamo creato un sistema di pagamento sicuro, non una piccola impresa, che consente agli utenti di avere fiducia nelle transazioni in-app. Spotify sta chiedendo di mantenere tutti questi vantaggi pur mantenendo il 100% delle entrate.
Spotify non sarebbe il business che sono oggi senza l’ecosistema di App Store, ma ora stanno sfruttando la loro scala per evitare di contribuire a mantenere quell’ecosistema per la prossima generazione di imprenditori di app. Pensiamo che sia sbagliato.

Che cosa ha a che fare con la musica? Molto.
Condividiamo l’amore per la musica di Spotify e la loro visione di condividerla con il mondo. Dove differiamo è come raggiungete quell’obiettivo. Sotto la retorica, l’obiettivo di Spotify è quello di guadagnare di più dal lavoro degli altri. E non è solo l’App Store che stanno cercando di spremere: sono anche artisti, musicisti e cantautori.
Proprio questa settimana, Spotify ha citato i creatori di musica dopo che una decisione del Copyright Royalty Board degli Stati Uniti ha richiesto a Spotify di aumentare i pagamenti delle royalty. Questo non è solo sbagliato, rappresenta un passo indietro reale, significativo e dannoso per l’industria musicale.
L’approccio di Apple è sempre stato quello di far crescere la torta. Creando nuovi mercati, possiamo creare più opportunità non solo per il nostro business, ma per artisti, creatori, imprenditori e ogni “pazzo” con una grande idea. Questo è nel nostro DNA, è il modello giusto per far crescere le prossime grandi idee per le app e, in definitiva, è meglio per i clienti.
Siamo orgogliosi del lavoro che abbiamo svolto per aiutare Spotify a creare un business di successo raggiungendo centinaia di milioni di amanti della musica, e auguriamo loro un successo continuo – dopo tutto, questo è stato il punto fondamentale della creazione di App Store in primo luogo .
macs31115 Marzo 2019, 12:35 #2
Apple integra più servizi, c'è poco da fare.
calabar15 Marzo 2019, 12:44 #3
@dwfgerw
Ma secondo te, un polpettone infarcito di retorica e propaganda come quello può fare in qualche modo presa su qualcuno che non sia un fan apple? Sembra più uno spot che una memoria difensiva.

A mio parere la posizione di Spotify, in questo caso, è legittima. Se ti metti in concorrenza su una piattaforma di distribuzione, non puoi farlo prendendoti un vantaggio economico del genere, questo porterebbe ben presto alla morte dei concorrenti e al monopolio. E questo vale in generale.
AlexSwitch15 Marzo 2019, 12:58 #4
Apple se la canta e se la suona dimenticandosi il nocciolo della questione sollevata con la denuncia di Spotify: Apple volendo aumentare ancora di più, come ha fortemente dichiarato dopo i risultati deludenti di iPhone, la sua presenza nel mercato dello streaming dei contenuti audio/video in abbonamento, con la sua rigida politica degli store può diventare un concorrente sleale.
Basta leggere le news da Gennaio in poi per capire che entro la fine del 2019 Apple Music, Apple Video ( o come si chiamerà il suo servizio di streaming alla Netflix ) saranno presenti anche su smartTV ed altri dispositivi per lo streaming.

Insomma una risposta retoricamente pretestuosa...
inited15 Marzo 2019, 13:02 #5
Originariamente inviato da: dwfgerw
Le transazioni commerciali delle app in cui gli utenti si iscrivono o acquistano beni digitali al di fuori dell’applicazione non vengono addebitate da Apple.
Non è bello che ci siano nemmeno dentro le app, è inutile che assumano quest'aria da "ma guardate quanto bene facciamo per il mercato", sono anche stakeholder all'interno del mercato, sono in una posizione di privilegio che permette loro di influenzarlo a proprio vantaggio oltre la normale leale concorrenza, poi ogni altro può essere in buona o mala fede nel farlo notare ma queste cose non tolgono che le loro prassi possano e debbano essere messe in questione.
recoil15 Marzo 2019, 13:36 #6
il problema che vedo io è che Apple è responsabile di App store, e fin qui tutto bene, ma è anche distributrice di musica e lo sarà presto di contenuti video
ricopre quindi un ruolo di fornitore di servizi ai vari Netflix e Spotify, ma è allo stesso tempo concorrente
è probabile quindi che qualcuno tipo commissione europea si muova proprio per questo motivo

io credo che una certa percentuale sia dovuta anche dai big tipo Netflix, ma non il 15%
il 30% che diventa 15 con le subscriptions va bene per un indie o una piccola sw house che non hanno i fastidi per la distribuzione e tantomeno il pagamento quindi è un costo tutto sommato giustificabile, ma quando vai su grossi calibri è chiaro che quei "fastidi" li hanno già perché lavorano su più piattaforme è chiaro che diventa troppo, non cedono tutto quel profitto per avere poco in cambio, anche perché Netflix ha bisogno di stare su iOS, ma l'utente iPhone vuole Netflix, non è certo contento se non può installarlo, quindi non si può tirare la corda

secondo me finiranno con il fare qualche accordo in base al volume di transizioni, per cui i piccoli pagheranno sempre il 30 ma i big si vedranno ridurre la percentuale a qualcosa di molto piccolo, tipo 5% oltre 1 milione di utenti attivi così saranno tutti contenti
ovviamente non credo al buon cuore di Apple, ma se inizierà a muoversi la commissione o qualche tribunale magari cercheranno un accordo per evitare di arrivare fino in fondo

dal punto di vista della user experience è ridicolo che oggi non si possa fare un abbonamento dentro app Netflix ma si debba uscire, oppure che un acquisto in app costi di più di quello fatto fuori, quindi è bene che la cosa si risolva
kamon15 Marzo 2019, 14:37 #7
Originariamente inviato da: dwfgerw
Risposta ufficiale ben dettagliata a queste accuse da parte di Apple Italia, che secondo me, per dovere di cronaca, andrebbe riprotato.. Spotify è tuttaltro che una santarella..
CUT.


Devo dire che è difficile trovare un punto cui non essere d'accordo.

Ora tocca ai giuristi verificare come stanno realmente le cose, certo è che la distribuzione sullo store di apple con tutti i vantaggi del caso, qualcosa dovrà pur valere, probabilmente non è giustificabile nelle quantità, ma le ragioni per applicare una certa tassa mi paiono più che sensate.
acerbo15 Marzo 2019, 15:25 #8
Originariamente inviato da: dwfgerw
Risposta ufficiale ben dettagliata a queste accuse da parte di Apple Italia, che secondo me, per dovere di cronaca, andrebbe riprotato.. Spotify è tuttaltro che una santarella..

Crediamo che la tecnologia raggiunga il suo vero potenziale quando la infondiamo con la creatività e l’ingegno umano. Fin dai nostri primi giorni, abbiamo costruito i nostri dispositivi, software e servizi per aiutare artisti, musicisti, creatori e visionari a fare ciò che sanno fare meglio.

Sedici anni fa, abbiamo lanciato iTunes Store con l’idea che ci dovrebbe essere un luogo affidabile in cui gli utenti scoprono e acquistano musica eccezionale e ogni creatore è trattato in modo equo. Il risultato ha rivoluzionato l’industria musicale, e il nostro amore per la musica e le persone che lo fanno sono profondamente radicati in Apple.

Undici anni fa, l’App Store ha portato la stessa passione per la creatività alle app mobile. Nel decennio successivo, l’App Store ha contribuito a creare milioni di posti di lavoro, generato oltre 120 miliardi di dollari per gli sviluppatori e creato nuovi settori attraverso le attività avviate e sviluppate interamente nell’ecosistema di App Store.

Essenzialmente, l’App Store è una piattaforma sicura e sicura in cui gli utenti possono avere fiducia nelle app che scoprono e nelle transazioni che effettuano. E gli sviluppatori, dagli ingegneri alle prime armi alle aziende più grandi, possono stare tranquilli che tutti stanno giocando secondo lo stesso insieme di regole.

Ecco come dovrebbe essere. Vogliamo che crescano altre aziende di app, comprese quelle che competono con alcuni aspetti della nostra attività, perché ci spingono a migliorare.
Ciò che Spotify sta richiedendo è qualcosa di molto diverso. Dopo aver utilizzato l’App Store per anni per far crescere in modo esponenziale la propria attività, Spotify cerca di mantenere tutti i vantaggi dell’ecosistema di App Store – inclusi i notevoli guadagni che attingono dai clienti dell’App Store – senza apportare alcun contributo a quel mercato. Allo stesso tempo, distribuiscono la musica che ami apportando contributi sempre più piccoli agli artisti, ai musicisti e ai cantautori che la creano, arrivando persino a portare questi autori in tribunale.

Spotify ha tutto il diritto di determinare il proprio modello di business, ma sentiamo l’obbligo di rispondere quando Spotify mette le sue motivazioni finanziarie nella retorica fuorviante su chi siamo, cosa abbiamo costruito e cosa facciamo per supportare sviluppatori indipendenti, musicisti, cantautori e creatori di tutte le strisce.
Quindi vogliamo affrontare alcuni punti chiave:

Spotify afferma che stiamo bloccando il loro accesso a prodotti e aggiornamenti alla loro app.
chiariamo subito questo. Abbiamo approvato e distribuito circa 200 aggiornamenti di app per conto di Spotify, ottenendo oltre 300 milioni di copie scaricate dell’app Spotify. L’unica volta che abbiamo richiesto le modifiche è quando Spotify ha cercato di aggirare le stesse regole seguite da ogni altra app.
Abbiamo lavorato frequentemente con Spotify per aiutarli a portare il loro servizio su più dispositivi e piattaforme:

Quando abbiamo contattato Spotify a proposito del supporto di Siri e AirPlay 2 in diverse occasioni, ci hanno detto che ci stanno lavorando e siamo pronti ad aiutarli dove possiamo.
Spotify è profondamente integrato in piattaforme come CarPlay e ha accesso agli stessi strumenti di sviluppo dell’app e alle risorse di qualsiasi altro sviluppatore.
Abbiamo trovato le affermazioni di Spotify su Apple Watch particolarmente sorprendenti. Quando Spotify ha presentato l’app Apple Watch nel settembre 2018, l’abbiamo esaminata e approvata con lo stesso processo e la stessa velocità con cui avremmo ricevuto qualsiasi altra app. In effetti, l’app Spotify Watch è attualmente l’app numero 1 nella categoria Guarda musica.
Spotify è libero di creare app per – e competere – i nostri prodotti e piattaforme, e speriamo che lo facciano.

Spotify vuole tutti i vantaggi di un’app gratuita senza essere libero.
Un pieno 84 percento delle app in App Store non paga nulla ad Apple quando scarichi o usi l’app. Questa non è discriminazione, come afferma Spotify; è di design:
Le app a te gratuite non vengono addebitate da Apple.
Le app che generano entrate esclusivamente attraverso la pubblicità, ad esempio alcuni dei tuoi giochi gratuiti preferiti, non vengono addebitate da Apple.
Le transazioni commerciali delle app in cui gli utenti si iscrivono o acquistano beni digitali al di fuori dell’applicazione non vengono addebitate da Apple.
Le app che vendono beni fisici, tra cui il servizio di guida e di consegna cibo, per citarne alcuni, non sono fatturate da Apple.

L’unico contributo che Apple richiede è per beni e servizi digitali acquistati all’interno dell’app utilizzando il nostro sistema di acquisto in-app sicuro. Come sottolinea Spotify, quella quota di compartecipazione alle entrate è del 30 percento per il primo anno di un abbonamento annuale, ma ha omesso che scende al 15 percento negli anni successivi.
Questa non è l’unica informazione che Spotify ha lasciato su come funziona la loro attività:
La maggior parte dei clienti utilizza il proprio prodotto gratuito, supportato dalla pubblicità, che non fornisce alcun contributo all’App Store.
Una parte significativa dei clienti di Spotify proviene da partnership con operatori di telefonia mobile. Ciò non genera alcun contributo all’App Store, ma richiede a Spotify il pagamento di una simile commissione di distribuzione a rivenditori e operatori.
Anche ora, solo una piccola parte dei loro abbonamenti rientra nel modello di condivisione delle entrate di Apple. Spotify chiede che il numero sia zero.

Parliamoci chiaro di cosa significa. Apple collega Spotify ai nostri utenti. Forniamo la piattaforma con cui gli utenti scaricano e aggiornano la loro app. Condividiamo strumenti di sviluppo software critici per supportare la creazione di app di Spotify. E abbiamo creato un sistema di pagamento sicuro, non una piccola impresa, che consente agli utenti di avere fiducia nelle transazioni in-app. Spotify sta chiedendo di mantenere tutti questi vantaggi pur mantenendo il 100% delle entrate.
Spotify non sarebbe il business che sono oggi senza l’ecosistema di App Store, ma ora stanno sfruttando la loro scala per evitare di contribuire a mantenere quell’ecosistema per la prossima generazione di imprenditori di app. Pensiamo che sia sbagliato.

Che cosa ha a che fare con la musica? Molto.
Condividiamo l’amore per la musica di Spotify e la loro visione di condividerla con il mondo. Dove differiamo è come raggiungete quell’obiettivo. Sotto la retorica, l’obiettivo di Spotify è quello di guadagnare di più dal lavoro degli altri. E non è solo l’App Store che stanno cercando di spremere: sono anche artisti, musicisti e cantautori.
Proprio questa settimana, Spotify ha citato i creatori di musica dopo che una decisione del Copyright Royalty Board degli Stati Uniti ha richiesto a Spotify di aumentare i pagamenti delle royalty. Questo non è solo sbagliato, rappresenta un passo indietro reale, significativo e dannoso per l’industria musicale.
L’approccio di Apple è sempre stato quello di far crescere la torta. Creando nuovi mercati, possiamo creare più opportunità non solo per il nostro business, ma per artisti, creatori, imprenditori e ogni “pazzo” con una grande idea. Questo è nel nostro DNA, è il modello giusto per far crescere le prossime grandi idee per le app e, in definitiva, è meglio per i clienti.
Siamo orgogliosi del lavoro che abbiamo svolto per aiutare Spotify a creare un business di successo raggiungendo centinaia di milioni di amanti della musica, e auguriamo loro un successo continuo – dopo tutto, questo è stato il punto fondamentale della creazione di App Store in primo luogo .


dai una volte per tutte dicci come le stanno le cose.

1) Hai acquistato un sacco di azioni apple?
2) Lavori per Apple?
3) La tua donna o un tuo parente lavora in Apple?
4) Apple ti regala iphone/ipad ad ogni presentazione del nuovo modello?
Sandro kensan15 Marzo 2019, 16:16 #9
Mi sembra una situazione analoga al monopolio Microsoft, abuso di posizione dominante. Ci vuole poco a capirlo, poi i dettagli tecnici potrebbero smentire questa ipotesi ma sembra, odora e ha il colore di un abuso di posizione dominante.
recoil15 Marzo 2019, 16:26 #10
Originariamente inviato da: Sandro kensan
Mi sembra una situazione analoga al monopolio Microsoft, abuso di posizione dominante. Ci vuole poco a capirlo, poi i dettagli tecnici potrebbero smentire questa ipotesi ma sembra, odora e ha il colore di un abuso di posizione dominante.


tieni conto che il market share non è così elevato quindi non so se legalmente sta in piedi
su Android forse, visto che è "dominante", però ci sono tanti produttori quindi non so... sicuramente se il market share di Apple fosse quello di Android saremmo in quella situazione di monopolio e penso si sarebbe già mosso qualcuno come per MS

lo chiamerei più che altro conflitto di interessi perché ti faccio vendere musica ma io stesso vendo musica, idem per i video perché a parte lo streaming che sta per arrivare c'è già la vendita di film su iTunes

sembra il discorso che fa la candidata alle presidenziali USA quando dice di voler scindere le compagnie che hanno questo tipo di situazione, in questo caso è come se Apple dovesse vendere la sua divisione che si occupa di musica e video se non addirittura quella dei servizi, o aprire a store di terze parti che eliminerebbe il problema alla radice
io senza che si arrivi a questo spero prevalga il buon senso

Devi effettuare il login per poter commentare
Se non sei ancora registrato, puoi farlo attraverso questo form.
Se sei già registrato e loggato nel sito, puoi inserire il tuo commento.
Si tenga presente quanto letto nel regolamento, nel rispetto del "quieto vivere".

La discussione è consultabile anche qui, sul forum.
 
^