Un aspirapolvere intelligente diventa un caso di sicurezza: la scoperta di un ingegnere indiano
Un ingegnere ha scoperto che il suo robot aspirapolvere inviava continuamente dati non autorizzati ai server del produttore. Dopo aver bloccato la trasmissione, il dispositivo si è misteriosamente disattivato. L'analisi tecnica ha rivelato la presenza di accessi remoti, un software di mappatura avanzato e un "kill switch" gestito a distanza.
di Manolo De Agostini pubblicata il 27 Ottobre 2025, alle 06:01 nel canale SicurezzaL'ingegnere e programmatore Harishankar Narayanan ha raccontato sul suo blog Small World la vicenda del suo robot aspirapolvere iLife A11, un modello da circa 300 dollari che, dopo un anno di utilizzo regolare, ha improvvisamente smesso di funzionare.
Tutto è iniziato quando Narayanan, da buon appassionato di elettronica, ha deciso di monitorare il traffico di rete del dispositivo. In pochi minuti ha scoperto un flusso costante di dati inviati a server localizzati dall'altra parte del mondo, senza alcuna esplicita autorizzazione da parte dell'utente. "Il mio robot aspirapolvere stava comunicando continuamente con il produttore, trasmettendo log e telemetria che non avevo mai acconsentito a condividere", ha scritto.
Preoccupato per la propria privacy, l'ingegnere ha deciso di bloccare soltanto gli indirizzi IP responsabili della raccolta dei log, lasciando invariati gli aggiornamenti firmware e i canali OTA. Dopo pochi giorni di apparente normalità, però, il robot ha smesso di avviarsi.

Il servizio di assistenza ha dichiarato che il dispositivo "funzionava perfettamente" nei propri laboratori, ma ogni volta che tornava a casa di Narayanan e veniva collegato alla sua rete, il malfunzionamento si ripresentava. Dopo numerosi tentativi di riparazione, il centro ha infine rifiutato ulteriori interventi, dichiarando scaduta la garanzia.
A quel punto, non avendo nulla da perdere, l'ingegnere ha deciso di aprire e analizzare il dispositivo. All'interno ha scoperto un sistema basato su SoC AllWinner A33 con sistema operativo Linux (TinaLinux), un microcontrollore GD32F103, sensori LIDAR, giroscopi, encoder e numerosi componenti avanzati tipici della robotica moderna. In pratica, un vero e proprio sistema di navigazione autonomo su ruote.
Durante l'analisi del software, Narayanan ha individuato un elemento ancora più preoccupante: l'interfaccia Android Debug Bridge (ADB) risultava completamente aperta, senza autenticazione. In pochi secondi è riuscito ad accedere come root, scoprendo inoltre che il robot eseguiva Google Cartographer, una libreria open source per la mappatura tridimensionale degli ambienti utilizzata in ambito SLAM (Simultaneous Localization and Mapping). In sostanza, l'aspirapolvere stava creando una mappa dettagliata della sua casa e inviandola ai server del produttore.
Proseguendo nell'indagine, ha individuato nel file system uno script modificato nella directory /etc/init.d/ che impediva l'avvio dell'applicazione principale. Nei log era registrato un comando remoto, inviato al momento esatto in cui il dispositivo aveva smesso di funzionare. Riattivando lo script, il robot è tornato immediatamente operativo.

L'hardware dell'aspirapolvere "controllato da remoto"
Secondo Narayanan, ciò indica la presenza di un vero e proprio "kill switch" da remoto, in grado di disattivare i dispositivi a discrezione del produttore. L'aspirapolvere conteneva inoltre un software chiamato rtty, che permette l'accesso remoto root al dispositivo, consentendo potenzialmente al produttore di eseguire comandi o installare script senza il consenso dell'utente.
L'ingegnere ha collegato il comportamento del suo modello al fatto di aver bloccato la telemetria, ipotizzando una forma di ritorsione automatizzata o manuale contro chi limita la raccolta dati. Il suo iLife A11, come ha poi scoperto, condivide l'hardware di base 3irobotix CRL-200S, utilizzato anche da altri marchi come Xiaomi, Wyze, Viomi e Proscenic, il che solleva interrogativi più ampi sulla sicurezza e la trasparenza dell'intero ecosistema dei robot domestici.
Dopo aver completato l'analisi, Narayanan è riuscito a riconfigurare il dispositivo per un funzionamento completamente offline, privo di connessioni cloud o accessi esterni, documentando il processo in un repository pubblico.
Il caso mette in evidenza come alcuni prodotti "smart" possano nascondere livelli di complessità e controllo che sfuggono all'utente finale. Come conclude lo stesso ingegnere: "Non volevo hackerare un robot, volevo solo impedirgli di inviare dati. Ma ho scoperto che non era mai stato davvero mio".










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42 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoSHENZHEN, China, March 7, 2022 -- ILIFE, a world-leading manufacturer and innovator specializing in home cleaning products, launched its latest Lidar navigation product A11 robot vacuum and mop cleaner today
https://www.iliferobot.com/Official...ogress_03082022
Se solo ci fosse un pelo di coscenza negli acquisti, esisterebbero alternative concorrenti valide.
Invece possono fare qualsiasi porcheria, tanto la gente, ignorante ma spesso anche stupida, corre a comprarle ugualmente...
SHENZHEN, China, March 7, 2022 -- ILIFE, a world-leading manufacturer and innovator specializing in home cleaning products, launched its latest Lidar navigation product A11 robot vacuum and mop cleaner today
https://www.iliferobot.com/Official...ogress_03082022
Non mi aspettavo nulla di diverso
Certo, perché secondo te è normale che, fra le varie caratteristiche per decidere l'acquisto di un ASPIRAPOLVERE, ci si debba anche chiedere se invia di nascosto dati sensiibli (come la mappatura della casa in cui opera) al produttore...
Qui non c'entra un tubo la capacità di scelta dei prodotti della "casalinga di Voghera"
Qui non c'entra un tubo la capacità di scelta dei prodotti della "casalinga di Voghera"
Sì, DOVREBBE essere normale.
Come dovrebbe essere normale chiedersi, quando si acquista una telecamera di sorveglianza, dove viaggiano le immagini registrate.
È proprio quello il problema: la gente pensa non sia una cosa da chiedersi, e quindi non ci pensa proprio.
"È un aspirapolvere? Mi interessa quanto dura la batteria e quanto aspira. E che costi poco."
Se ha bisogno di un continuo collegamento ad internet, se invia continuamente dati ad un server all'altro capo del mondo, se può essere comandato o disattivato da un pinco pallino lontano 6000 km non mi interessa, basta che possa avviarlo dal telefono senza dovermi alzare dal divano...
The 3irobotix CRL-200S uses a dual-processor architecture:
Main CPU: Allwinner A33 (ARM Cortex-A7 Quad-Core) - likely handles high-level logic, WiFi, and user interface
Motor Control MCU: GigaDevice GD32F103VCT6 (ARM Cortex-M3) - handles real-time motor control and sensor interfacing
Lidar: 3irobotix Delta-2D with UART interface
Memory: 4Gbit DDR3L RAM, 2Gbit NAND Flash
Power: X-Powers AXP223 PMIC, 4-cell Li-ion battery with CN3704 charge controller
Connectivity: Realtek RTL8189ETV WiFi module
Non mi sembra proprio che con questo popo' di hardware non possa tenersi una mappa in locale
Come dovrebbe essere normale chiedersi, quando si acquista una telecamera di sorveglianza, dove viaggiano le immagini registrate.
È proprio quello il problema: la gente pensa non sia una cosa da chiedersi, e quindi non ci pensa proprio.
"È un aspirapolvere? Mi interessa quanto dura la batteria e quanto aspira. E che costi poco."
Se ha bisogno di un continuo collegamento ad internet, se invia continuamente dati ad un server all'altro capo del mondo, se può essere comandato o disattivato da un pinco pallino lontano 6000 km non mi interessa, basta che possa avviarlo dal telefono senza dovermi alzare dal divano...
Che se la debba porre come domanda è vero, ma è anche altrettanto vero che non può (o non ha le competenze) per accertarsene.
Il fatto è successo in Giappone e non in Europa!...qui esiste una "cosa" che si chiama GDPR e che tutte le aziende che vendono i loro prodotti (tangibili o intangibili che siano) sono tenute a rispettare.
Se il caso del Robot fosse capitato qui (o dovesse essere scoperta qui) il produttore sarebbe finito nei guai e sarebbe passibile di denuncia.
Quindi sta al produttore garantire la mia Privacy e non a me.
Detto questo è vero che tendiamo a comperare tutto senza pensare a cosa comporti (vedi videocamere di sorveglianza ad esempio), ma tanto siamo anche i beoti che quando vanno al cesso lo postano su social di turno....di che ci vogliamo lamentare?!
Che questo è il problema, come fà una persona normale a pensare e capire certe cose?
E spesso anche chi potrebbe comprendere certe cose, non pensa ci pensa.
Verissimo, per fortuna che io ho cominciato ad utilizzare internet quando si usavano i nickname, proprio per dividere le stronzate che facevo online, dalle stronzate che facevo in real life. E per fortuna che mentre facevamo le stronzate in real non avevamo neanche dispositivi che ci potessero distrarre..... altrimenti poteva andare veramente male la cosa
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