Recensione Nothing ear (1): quando il design (non) è tutto
Abbiamo provato le Nothing ear (1), il primo prodotto della nuova azienda di Carl Pei, trovandole complete e interessanti non solo sotto il profilo del design, ma anche sotto quello delle funzionalità
di Riccardo Robecchi pubblicata il 29 Luglio 2021, alle 15:01 nel canale Audio VideoNothing
Nothing ha generato molto rumore per essere una startup che non ha ancora lanciato nemmeno un prodotto. Ciò, però, stupisce solo in parte: Nothing è figlia di Carl Pei, co-fondatore di OnePlus, azienda che è sempre stata molto brava a far parlare di sé. Il primo prodotto della neonata realtà è un modello di cuffie: le Nothing ear (1), auricolari "true wireless" la cui peculiarità è un design per molti versi innovativo, per quanto si rifaccia al passato.
Le Nothing ear (1) hanno infatti un gusto decisamente rétro nel loro design, con evidenti richiami all'elettronica di consumo degli anni '80 e '90: plastica trasparente che va a coprire plastica opaca colorata (esclusivamente bianca e nera, in questo caso), linee nette ed essenziali, uso delle trasparenze per giocare con la componentistica, motivi che danno consistenza alle superfici. Nothing punta moltissimo sul design e sulle apparenze, tanto che questo sembra essere l'elemento centrale attorno a cui ruota tutto il prodotto. La scelta dei materiali e di quelli che appaiono dettagli come le colle e il colore dei PCB sono tutti stati influenzati dalla scelta di rendere le cuffie parzialmente trasparenti e hanno richiesto un processo di sviluppo particolarmente complesso, come ci ha spiegato il responsabile del design di Nothing in una videochiamata. Teenage Engineering, azienda nota per i suoi prodotti destinati ai musicisti dal design particolarmente efficace, è stata partner di Nothing nella progettazione delle ear (1).
Il design come funzionalità delle Nothing ear (1)
Si capisce quanto Nothing abbia curato l'aspetto del suo prodotto già dalla confezione, caratterizzata da una colorazione nera perlacea e da una fotografia delle cuffie che mostra perfettamente bene quanto è contenuto nella scatola: di nuovo, un richiamo al passato che è al contempo molto moderno.
Il design non è, però, solo apparenza, ma anche funzionalità. Nel caso delle ear (1), ciò si traduce in un uso intelligente delle caratteristiche fisicheper rendere più semplice l'utilizzo, nonché l'implementazione di funzionalità specifiche per rendere più intuitive le interazioni con le cuffie. Facciamo alcuni esempi. La custodia ha una piccola rientranza sul coperchio che, oltre a renderlo più interessante da un punto di vista visivo, rende anche più semplice tenere in mano la custodia stessa. Il coperchio ha una molla che facilita sia l'apertura che la chiusura, a seconda di come lo si muova. La forma delle nicchie dove vanno inseriti gli auricolari e la presenza di magneti al loro interno rende facile sia estrarli che riporli. Si tratta di sottigliezze che, però, migliorano l'esperienza d'uso.
Le cuffie sono comode da indossare anche per parecchie ore, grazie alle loro forme stondate e alla loro leggerezza: ciascun auricolare pesa infatti appena 4,7 grammi, ovvero così poco da far sì che non si noti quasi di averle addosso. L'unico elemento passibile di miglioramento in questo ambito sono le olive in silicone, la cui forma ovale può portare a un isolamento limitato dall'esterno.
Dal punto di vista delle funzionalità, le ear (1) implementano numerosi accorgimenti interessanti. Le stanghette sono infatti sensibili al tocco e Nothing ha usato questa caratteristica per implementare la regolazione del volume in maniera intelligente: scorrendo il dito verso l'alto si alza il volume, scorrendo invece verso il basso lo si abbassa. I controlli includono anche il controllo della riproduzione (due tocchi) e il passaggio da un brano all'altro (tre tocchi), nonché l'attivazione della cancellazione del rumore (toccando e tenendo premuto). Usando l'applicazione è possibile modificare questi parametri ed è inoltre possibile accedere a funzionalità aggiuntive come il "trova le cuffie": nel caso in cui si smarrisca una cuffia è possibile usare la funzionalità per farle riprodurre un suono a volume molto elevato, così da riuscire a localizzarla. Ma visto che, come si diceva prima, il design è anche cura dei dettagli e delle funzionalità, tale suono non viene riprodotto nel momento in cui si stia indossando le cuffie, così da evitare spiacevoli incidenti.
Come altro segnale della cura che Nothing ha messo nel progettare le funzionalità delle ear (1), le cuffie mettono automaticamente la musica in pausa e attivano la modalità "trasparente", che riproduce i suoni ambientali, nel caso in cui si sfili una sola cuffia: l'assunto di base è che in tale caso si voglia sentire qualcosa o parlare con qualcuno e, dunque, non si voglia ascoltare la musica. Si tratta di un dettaglio che, però, fa la differenza nell'uso quotidiano del prodotto. Grazie a Google Fast Pair è possibile accoppiare le cuffie automaticamente con i dispositivi Android compatibili, senza dover effettuare l'accoppiamento manualmente, come avviene ad esempio per le AirPods di Apple con i dispositivi iOS.
Le cuffie sono dotate di certificazione IPX4 e sono dunque resistenti agli schizzi d'acqua, tanto che è possibile utilizzarle mentre si fa sport o mentre, ad esempio, si fa una doccia o si è al mare.
Come citato in precedenza, le Nothing ear (1) sono dotate di cancellazione attiva del rumore. Tale funzionalità, che fa uso di un'implementazione ibrida con un microfono all'interno e uno all'esterno della cuffia, è decisamente efficace e rimuove quasi interamente i suoni a bassa frequenza provenienti dall'esterno. Il suo limite più grande sta nell'isolamento passivo, cioè quello che viene garantito dalla forma e dai materiali delle cuffie: è limitato e ciò porta i suoni a media e alta frequenza a non essere bloccati particolarmente bene, dunque le voci e altri suoni simili continuano a essere udibili. L'efficacia complessiva rispetto a tecnologie come quella di Sony, dunque, appare più limitata, per quanto si attesti comunque su ottimi livelli.
Il microfono offre buone prestazioni e riesce a catturare la voce con sufficiente chiarezza, per quanto comunque non riesca a evitare di essere percepiti come distanti dai propri interlocutori. Nothing ha però implementato una tecnologia di cancellazione del rumore anche per il microfono, cosicché i rumori circostanti vengono in larga parte eliminati.
Nothing ear (1): come suonano
Da un punto di vista acustico, le Nothing ear (1) si posizionano perfettamente nella media delle cuffie destinate al mercato di massa, con una risposta in frequenza che privilegia i medio-bassi e gli alti assumendo dunque una forma a "V". I bassi hanno una buona estensione e toccano i 30 Hz, per quanto con un volume ridotto, e sono enfatizzati nell'area tra gli 80 e 200 Hz, dando così un corpo piuttosto robusto alla musica senza, però, diventare mai eccessivi. I medi hanno una tonalità leggermente calda, per quanto abbiano una certa enfasi sulla parte più alta che dà loro incisività e brillantezza senza mai sfociare nell'affaticamento o nel sibilo. Gli alti sono, invece, un filo più problematici per via di un'enfasi significativa nella parte bassa a ridosso dei medi, che causa un certo affaticamento sul lungo periodo.
Nel complesso, comunque, le ear (1) suonano piuttosto bene e sono perfettamente godibili con una grande varietà di generi, dal jazz al black metal passando per il rock classico e l'elettronica. L'unico limite significativo che hanno è quello della distinzione degli strumenti, che viene un po' a mancare quando si riproducono brani con molti elementi che si accavallano.
Non ci sono cambiamenti particolari nella risposta in frequenza quando si attiva la cancellazione del rumore, segno che è stato svolto un buon lavoro di ottimizzazione.
Nothing ear (1): autonomia, prezzo e disponibilità
Per quanto il mercato si stia muovendo sempre più verso livelli di autonomia molto elevati anche per le cuffie "true wireless", le ear (1) si fermano su livelli ancora relativamente contenuti: l'azienda afferma che la batteria duri 4 ore con la cancellazione attiva del rumore e 5,7 ore senza; tali stime riflettono molto bene la nostra esperienza e vanno dunque a posizionare le ear (1) tra le cuffie con un'autonomia relativamente limitata, in particolare quando comparate con concorrenti come le Sony WF-1000XM4 o le Samsung Galaxy Buds+.
La custodia permette di raggiungere un'autonomia complessiva di 24 ore con la cancellazione del rumore e di 34 ore senza (per un totale di circa 5 ricariche complete delle cuffie). È presente una tecnologia di ricarica veloce sia per quanto riguarda le cuffie (10 minuti di ricarica danno circa un'ora di autonomia con ANC attiva), sia per quanto riguarda la custodia (con 10 minuti di carica che portano a ottenere l'equivalente di 8 ore di autonomia delle cuffie, senza ANC). È possibile utilizzare sia un cavo USB-C che un caricabatterie wireless compatibile con lo standard Qi per la ricarica della custodia e non è necessario usare un caricabatterie apposito per ottenere la ricarica veloce.
Le Nothing ear (1) non sono cuffie eccezionali sotto alcun punto di vista, ma sono certamente uniche nell'attuale panorama degli auricolari "true wireless": il loro approccio al design e alla funzionalità è certamente diverso rispetto a quello di tutti i principali concorrenti e, per essere il primo prodotto dell'azienda, le loro prestazioni generali sono degne di nota, sebbene non rivoluzionarie.
Considerando il prezzo di 99€, le ear (1) sono decisamente appetibili, soprattutto visto che le alternative come le AirPods di Apple o le Galaxy Buds di Samsung hanno prezzi mediamente più elevati. La disponibilità delle ear (1) è prevista per il 17 agosto 2021 sul sito ufficiale della società e presso rivenditori selezionati.
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